Mentre continua il suo corso al Senato il disegno di legge che ho presentato a giugno del 2019 e già incardinato in Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama per istituire la figura dell'infermiere di famiglia come tassello importantissimo che si inserisce in un discorso molto più ampio portato avanti dal Movimento 5 Stelle: il potenziamento della sanità territoriale e dell'assistenza domiciliare. Nel frattempo, a inizio di quest'anno, l'Italia viene investita da un'emergenza sanitaria senza precedenti con cui facciamo i conti ancora oggi. Ed è così che a maggio, con il decreto Rilancio l'infermiere di famiglia diventa una realtà: si prevede assunzione di ben 9.600 infermieri di famiglia, circa uno ogni 6 mila abitanti. A settembre le Regioni hanno approvato le Linee Guida per introdurre la nuova figura ma, a fine ottobre, si stima che siano solo mille gli infermieri di famiglia assunti, circa il 10% di quanto previsto dal decreto Rilancio.
La figura dell'infermiere di famiglia è strategica in questo momento, strategica per l'assistenza domiciliare, strategica sotto tanti di punti di vista. Sappiamo che gli ospedali sono in sofferenza, sappiamo che le persone rinunciano alle cure per paura del Covid-19. In questo quadro, l'infermiere di famiglia non solo potrà aiutare i medici di medicina generale nell'assistenza dei pazienti, ma potrà garantire per esempio ai malati cronici un'assistenza mirata, potrà sostenere insomma tutte le persone che sono a casa alleggerendo anche il lavoro dei medici, ora impegnati anche nell'effettuazione dei test rapidi.
Quando presentai il disegno di legge ero certo che prima o poi l'infermiere di famiglia sarebbe diventato realtà.
Ci sono le risorse, ci sono le condizioni. Bisogna solo attivarsi e assumerli.